Salvini vuole affossare il reato di tortura, l’opposizione scatenata: “Sogna il far west”

Il reato di tortura
Il vicepremier: “Rivedere il reato di tortura, gli agenti della penitenziaria lavorano in condizioni complicatissime”. L’opposizione: “Sogna il far west, pensi ai trasporti”

Serve “rivedere, circoscrivere e precisare il reato di tortura”, ha annunciato ieri il vicepremier Matteo Salvini. “È una cosa da fare e chi se non la Lega può farlo”, ha aggiunto nel corso di un’iniziativa del suo partito a Montecitorio sull’impatto del decreto sicurezza sul settore penitenziario. Per il leader del Carroccio, il decreto sicurezza non è un punto di arrivo, ma “una tappa”. “Io credo che gli agenti della penitenziaria non siano potenziali delinquenti e torturatori, ma che svolgano un lavoro in condizioni complicatissime. E finire sui giornali come torturatori con nome e cognome …”, ha continuato. Peccato che sia proprio Salvini a non rispettare la presunzione di innocenza sui suoi profili social, quando ad esempio ad essere indagati per un crimine sono dei migranti.
In ogni caso, l’annuncio ha destato le polemiche delle opposizioni. “In quanto ministro dei Trasporti, Salvini dovrebbe occuparsi di quello. Vorrei fargli presente che non sono in generale gli agenti ad essere etichettati di essere ‘torturatori’, ma lo sono quelli perseguiti penalmente per questo reato, sul quale non permetteremo che vengano messe le mani soltanto per pura propaganda politica. Il mio pensiero va a tutte le vittime di torture, a partire da quelli della mattanza nell’istituto di Santa Maria Capua Vetere, e la mia solidarietà va anche ai magistrati che con la schiena dritta non si fanno intimidire”, le parole della senatrice di Avs Ilaria Cucchi, sorella del detenuto Stefano Cucchi, morto a seguito di un pestaggio delle forze dell’ordine dopo il suo arresto.
Secondo Alfredo Bazoli, capogruppo del Pd in Commissione Giustizia di Palazzo Madama, “per Salvini al fine di consentire alle forze dell’ordine di fare seriamente il loro lavoro occorre ridurre l’applicazione del reato di tortura. Insomma, bisogna lasciare mani libere, con buona pace dei principi liberali su cui si fonda uno Stato democratico, delle convenzioni internazionali, del buon senso. Frasi dettate da un’attitudine autoritaria che si è già manifestata col decreto sicurezza e che alzano la tensione, di certo non aiutando le nostre forze di pubblica sicurezza”.
Secondo Riccardo Magi, deputato di +Europa, “troppo spesso ci troviamo davanti a casi di vere e proprie torture nei confronti di persone che sono in carcere o in stato di fermo. Ma questa è l’Italia che sogna Salvini, dove vige la legge del più forte come nel far west. Per quanto ci riguarda, il reato di tortura non si tocca”. Forza Italia ovviamente si trova nel solito imbarazzo di avere in certi casi come alleata di governo la Lega. Ed infatti il portavoce degli azzurri, Raffaele Nevi, interpellato sulla proposta, ha detto: “Non siamo pregiudizialmente contrari, ma le cose vanno fatte con grande attenzione”.
Ieri intanto il ministro della Giustizia Nordio ha risposto alla Camera a due interrogazioni parlamentari di Fratelli d’Italia e della Lega su iniziative normative finalizzate all’introduzione di una specifica tutela procedimentale nei confronti degli agenti delle forze dell’ordine che agiscono nell’adempimento del dovere o in pericolo di vita. Carlo Nordio ha sostenuto che “nel codice di procedura penale questo istituto dell’informazione di garanzia, che è atto dovuto con conseguente iscrizione nel registro degli indagati, va cambiato, va mutato. La nostra intenzione è quella di intervenire nel senso che qualora si profili uno stato di necessità o di uso legittimo delle armi, cioè di scriminante, non sia necessario, anzi non si debba iscrivere la persona nel registro degli indagati. Non si tratta assolutamente di uno scudo penale, ci tengo a ribadirlo”. Eppure ha tutte le caratteristiche di uno scudo penale, nel solco dell’ampliamento delle tutele per le forze dell’ordine già previsto dal dl sicurezza.
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